Tecniche di lubrificazione
-
Tecniche di lubrificazione
Per lubrificazione si intende la riduzione del contatto tra superfici in moto relativo mediante l’interposizione tra di esse, di un apposito mezzo detto lubrificante. In questa circostanza l’attrito si abbassa in modo significativo, riducendo resistenze e usura.
Due organi contigui di un meccanismo collegati in modo che sia possibile un moto relativo tra di loro costituiscono una coppia cinematica. Tale collegamento è realizzato tramite un contatto tra le superfici di ciascun elemento, spesso in presenza di strisciamento. La pratica della lubrificazione consente di sostituire il contatto diretto solido-solido delle superfici della coppia con un contatto mediato solido-lubrificante-solido.
Esistono molte sostanze che possono essere usate come lubrificanti e che sono classificate in base alle loro proprietà fisiche. In particolare, una possibile classificazione è in base al loro aspetto.
- Liquidi: sono di gran lunga i più utilizzati e in genere sono costituiti da oli minerali derivati dal petrolio od oli sintetici.
- Solidi: sono adatti a impieghi gravosi e resistono a pressioni e temperature molto elevate, sono caratterizzati da una conformazione lamellare e i più comuni sono le grafiti e il bisolfuro di molibdeno.
- Grassi: lubrificanti ad elevata viscosità adatti a lubrificare superfici su cui agiscono alte pressioni, sono costituiti da miscele complesse a base di sostanze saponose, Bario, Litio, Calcio; di solito non resistono all’acqua e non proteggono da corrosione e ruggine; sono adatti per basse velocità di strisciamento e movimento non continuativo.
- Gas: impiegati per velocità di esercizio elevate, risultano di impiego molto costoso in quanto prevedono l’adozione di circuiti pneumatici di mandata e filtraggio; esempi di gas lubrificanti sono l’elio, l’azoto, l’esafloruro di uranio, l’anidride carbonica o l’aria.