Bipoli passivi e bipoli attivi
Un bipolo statico è passivo se la potenza assorbita (o generata) è positiva (o negativa). Viceversa, è attivo se la potenza assorbita (o generata) è negativa (o positiva). In base ai valori assunti dalla tensione a vuoto e dalla corrente di cortocircuito i bipoli elettrici si suddividono in:
- bipoli passivi, quando sia la tensione a vuoto che la corrente di cortocircuito sono entrambe nulle, di conseguenza, la caratteristica voltamperometrica passa per l’origine degli assi. Il bipolo più noto e utilizzato è il resistore che è un bipolo lineare e passivo in quanto la sua potenza è sempre assorbita (trasformata in calore irreversibilmente per effetto Joule);
- bipoli attivi, quando sia la tensione a vuoto che la corrente di cortocircuito sono entrambe diverse da zero e, di conseguenza, la caratteristica non passa per l’origine degli assi. Se il bipolo è attivo, vuol dire che al suo interno le cariche si muovono in senso opposto al campo elettrico che determina quella tensione (cioè non vanno più da un punto a potenziale maggiore ad uno a potenziale minore), pertanto si dovrà ammettere l’esistenza di forze di altra natura (chimica, meccanica, …) che “forzano” le cariche a muoversi in opposizione al campo elettrico esistente.
Esempi di bipolo passivo sono:
- il resistore: in esso avviene la trasformazione di energia elettrica in calore;
- il condensatore: in esso avviene la trasformazione di energia elettrica in energia potenziale elettrostatica;
- l’induttore: in esso avviene la trasformazione di energia elettrica in energia potenziale magnetica.
Esempi di bipolo attivo sono:
- il generatore a corrente continua; in esso avviene la trasformazione di energia meccanica in energia elettrica;
- il motore a corrente continua: in esso avviene normalmente la trasformazione di energia elettrica in energia meccanica;
- la pila: essa trasforma energia chimica in energia elettrica.
Occorre tenere presente che sia il generatore che il motore a corrente continua sono due esempi di macchine elettriche, e come tali godono della proprietà di reversibilità. Ad esempio, se si impone la rotazione dell’albero di un motore a corrente continua ai capi dei due morsetti di alimentazione si rileva la presenza di una tensione; ciò significa che sta funzionando come un generatore. Se invece applichiamo una tensione ai capi di un generatore a corrente continua si nota che il suo albero inizia a muoversi, ovvero esso sta funzionando come motore.
Le pile generalmente non godono della proprietà di reversibilità, anche se nel caso delle pile ricaricabili si cerca di ottenere qualcosa di simile.
Da questi esempi si può intuire che i bipoli attivi sono bipoli elettrici che sono in grado di funzionare sia da generatori che da utilizzatori, mentre i bipoli passivi possono funzionare solo da utilizzatori; infatti, quando vengono isolati dal resto del sistema elettrico attraverso un cortocircuito o aprendo il circuito (funzionamento a vuoto) non sono in grado né di erogare corrente né di mantenere autonomamente una tensione ai loro capi.
Nei bipoli attivi, a differenza dei passivi, i due morsetti sono dotati di segno, o polarità. In particolare, quando essi funzionano da generatori il morsetto da cui fuoriesce la corrente è denominato morsetto positivo, mentre quando funzionano da utilizzatori il morsetto positivo è il morsetto da cui entra la corrente.
Riassumendo nei bipoli passivi avviene la trasformazione di energia elettrica in calore od in energia ancora di tipo elettrico, mentre nei bipoli attivi avviene la trasformazione di altra energia in energia elettrica oppure di energia elettrica in energia diversa dall’energia termica e dall’energia elettrica.
La determinazione sperimentale della caratteristica esterna di un bipolo attivo (in nero nella figura sottostante) funzionante come generatore può essere effettuata con l’ausilio di un reostato, ovvero un bipolo passivo dotato di una resistenza variabile in funzione della posizione di una presa intermedia mobile, denominata cursore.
Variando la posizione del cursore si ottengono diverse coppie di valori di tensione e corrente rilevati rispettivamente dall’amperometro A e dal voltmetro V. Se il bipolo attivo si comporta in modo lineare tutti i punti individuati dalle le coppie di valori (V, I) devono appartenere alla stessa retta.
Da un punto di vista pratico il funzionamento in cortocircuito è di difficile rilevazione perché ad esso dovrebbe corrispondere una corrente enorme, la quale, a causa dell’effetto Joule, può portare ad un eccessivo riscaldamento dei componenti del circuito di misura. Il funzionamento a circuito aperto, invece, non presenta i pericoli del funzionamento in cortocircuito. Esso si ottiene disinserendo il reostato.