Abbondanza cosmica
-
Abbondanza cosmica
L’abbondanza cosmica indica la composizione relativa dei vari elementi in un corpo celeste e la frazione di atomi di ciascun elemento (sotto forma neutra o ionizzata, atomica o molecolare) presenti nel universo. Con riferimento alla prevalenza di alcuni elementi in determinati corpi si parla di abbondanza planetaria, cosmica, meteoritica ed asteroidale.
Viene generalmente espressa in percentuale rispetto all’idrogeno oppure in percentuale di milioni di atomi di silicio (cioè in una scala che ponga l’abbondanza del Silicio uguale a 10).
L’indagine sulle abbondanze cosmiche coincide con lo studio del mezzo interstellare, già oggetto di attenzione da parte di H. W. Olbers, O. Struve e A. Secchi, ma solo all’inizio del secolo XX si iniziò ad indagare in maniera sistematica la materia diffusa.
Nel 1907 le fotografie di E. E. Barnard della Via lattea avevano evidenziato zone oscure come la nebulosa nota come Testa di cavallo in Orione, rendendo attuale l’ipotesi di F. Herschel che aveva supposto l’esistenza di zone in cui, per ragione ancora allora sconosciuta, o non esistevano stelle o la luce di queste non transitava sino a noi.
J. F. Hartmann lavorando sulla variabile δ Orionis (1904) notò che mentre le righe spettrali indicavano periodici spostamenti dovuti all’effetto Doppler, la riga del calcio ionizzato (K) si dissociava dall’effetto stesso. Hartmann ne dedusse che tale riga non poteva appartenere alla stella, ma era probabilmente originata dal calcio ionizzato diffuso nello spazio lungo la direttrice stella-osservatore.
Da allora in poi la scoperta di nuove righe spettrali ha allargato numericamente la popolazione degli elementi rivelando la presenza del sodio, dell’idrogeno, dell’elio, dell’ossigeno, del calcio, dell’alcool metilico, dell’ammoniaca, del potassio, dell’anidride carbonica, ed altri elementi ancora.
Sul finire degli anni trenta, erano già stati individuati gli spettri dei radicali CH, CH\(^+\) e CN. Negli anni sessanta l’osservazione in ottico si integrò con i risultati in radio, e altre molecole si aggiunsero all’elenco di quelle note. Le ricerche in radio condotte in principio dall’Osservatorio di Grean Bank alla lunghezza d’onda di 6,21 cm evidenziarono la presenza della formaldeide in tutte le radiosorgenti osservate.
Negli anni ottanta e novanta la ricerca scientifica si concentrò sulle molecole aromatiche, le PAH (Policiclic Aromatic Hydrogenated: molecole policicliche aromatiche idrogenate), così chiamate per il forte odore, caratterizzate da una struttura esagonale di carbonio.
Le molecole sono presenti in nebulose e galassie, ambienti caratterizzati da una forte emissione di luce ultravioletta. Il radiotelescopio della Sierra Nevada evidenziò (1990) una transizione a 1,63 mm della molecola dell’acqua, consentendo di stimare l’abbondanza dell’acqua rispetto all’idrogeno nella proporzione di 20/30 molecole d’acqua per un milione di molecole d’idrogeno.
Lo studio si è accentuato con la ricerca condotta dallo spazio. Le sonde Vega e Giotto inviate incontro alla cometa di Halley nel 1986, confermarono la presenza dell’acqua quale componente principale della chioma (circa l’80%), e rivelarono anidride carbonica, formaldeide, e molecole organiche: questo spinse ad ipotizzare la presenza di batteri disidratati a 60° Celsius; la sonda IRAS rivelò (1989) la presenza di anidride carbonica nella materia interstellare ed intense emissioni di polveri a 100 μm, ed in varie altre lunghezze d’onda, significando così l’esistenza di almeno due popolazioni di polvere interstellare, una a 100 μm, l’altra a lunghezze d’onda più piccole.